Storia del Comune

Voluto da Giuseppe di Napoli,il paese fu fondato sulle terre del feudo Rachilepri e nacque ufficialmente il 7 giugno 1627. I suoi primi abitanti provenivano per lo più dai vicini centri delle Madonie: soprattutto le due Petralie. La sua popolazione crebbe progressivamente, ma la vita degli abitanti non scorreva florida: dediti all'agricoltura e all'artigianato, subivano le angherie di soprastanti e notabili, tanto che uno dei di Napoli, il principe Federico, nella visita fatta a Resuttano dal 14 novembre 1761 al 3 aprile 1762 redasse un vero e proprio codice di regole "principalmente per invigilare alla buona e esatta amministrazione della giustizia, affinché, non essend' oppressi li poveri da' ricchi o da' più comodi, si potessero togliere quelle prepotenze che d'ordinario sogliono accadere in que' luoghi dove la giustizia non è riguardata con quello rispetto si dovrebbe". Ma, nonostante ciò, la situazione della gente non mutò. Rabbia e risentimenti covavano, ed esplosero al momento opportuno.

L'occasione fu la sollevazione del 1820, quando il popolo, il 14 agosto, insorse al grido di "morte ai galantuomini" e si rifiutò di pagare qualsiasi tipo di tassa. Ma la restaurazione del governo borbonico riportò la situazione a come era prima. Di nuovo, il 3 marzo del 1848, sulla scia della insurrezione antiborbonica di Palermo del 12 gennaio, anche Resuttano insorse, e, anche in quell'occasione la rabbia del popolo fece sentire le proprie ragioni. Ma la repressione riportò, di nuovo tutto all'antico. Nuovo fuoco divampò nel maggio 1860, sulla nuova dell'arrivo di Garibaldi nell'Isola e della vittoria delle Camicie Rosse a Calatafimi.

Il 22 di quel mese il popolo insorse e, scagliatosi contro la famiglia del percettore e del cancelliere, ne uccise alcuni membri, sfogando su di loro la rabbia della provocazione subita e delle sofferenze patite. Ma dalla Rivoluzione si passò ben presto alla Normalizzazione e proprio per opera di quei Garibaldini venuti a "liberare" il Sud. La vita riprese a scorrere come o peggio di prima. Così, a cavallo dei secc. XIX-XX, un buon numero di Resuttanesi prese la via delle Americhe conservando però un profondo legame con il paese natio. Parecchi erano i problemi: dell'acqua, delle strade, delle frane, della circoscrizione territoriale ecc.. che testimoniano del grave stato in cui versava il paese. E venne anche la guerra, la Grande Guerra. Anche i nostri concittadini furono chiamati al fronte e pesante fu il tributo di vittime che dovettero pagare. In onore e in ricordo di queste fu eretto un monumento in Piazza del Popolo e allocato il Parco della Rimembranza. Di lì a pochi anni fu la volta del Fascismo: "il periodo fascista non fu peggiorativo, ma certamente un periodo di blocco dell'evoluzione sociale & In Resuttano il Regime fu particolarmente gradito ai civili e alle maestranze, come rivincita verso i villani che avevano alzato troppo la testa negli ultimi decenni" ( Lo Vetere). La seconda Guerra Mondiale rivide anche i nostri concittadini al fronte e furono, quelli, tempi molto difficili, anche per coloro che rimanevano. Con la fine della guerra e il rientro dei reduci i problemi tornarono a farsi sentire prepotentemente: la miseria, la disoccupazione e i soliti altri. Il paese poté godere solo di poche boccate di ossigeno: la realizzazione dello svincolo autostradale, lavori pubblici vari e lo sviluppo dell'edilizia. Ma questo non permetteva di sbarcare il lunario, e Resuttano subì, a partire dagli anni '70, il secondo, ma più consistente salasso della propria storia: l'emigrazione riprese in maniera sostenuta, soprattutto verso il Nord e i paesi di Oltralpe, ed essa continua tuttora, togliendo al centro quelle forze fresche che gli sarebbero necessarie.


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